lunedì, dicembre 01, 2008

Biocarburanti

Da qualche tempo i biocombustibili sono sotto i riflettori in parte per l'elevato prezzo del petrolio e in parte per i presunti benefici ambientali che deriverebbero dalla sostituzione degli attuali carburanti con biodiesel e bioetanolo (ottenuti il primo per fermentazione e concentrazione dell’alcol da vegetali come mais e canna da zucchero, il secondo da semi oleaginosi come soia e girasole).
I sostenitori dei biocarburanti, ritengono che la loro diffusione garantisca una minore dipendenza dai paesi produttori di petrolio ed un ridotto impatto ambientale (in termini di emissioni di CO2 e di gas nocivi). 
In uno studio recente, Giampietro, Ulgiati e Pimentel scrivono: “La produzione su larga scala di combustibili di provenienza biologica non costituisce un’alternativa all’uso corrente del petrolio e non è neanche una scelta consigliabile per sostituirne una porzione significativa”. Il biocarburante rappresenta infatti una perdita di energia netta, dato che richiede fino al 50% di energia in più di quella che si può ottenere dal prodotto stesso, in base ai dati di Pimentel e Patzek. 
Inoltre, per valutare i vantaggi ambientali, dovremmo capire quale impatto avrebbe la trasformazione di vaste aree agricole e la conversione di altre zone, come pascoli o foreste, in produzioni di massa vegetale per biocombustibili. La perdita di biodiversità e l’impatto negativo sul ciclo del carbonio, nonché l’eccessivo sfruttamento di terre marginali con rischio di desertificazione, annullerebbe ogni ipotetico beneficio ambientale. 
Ma soprattutto in un mondo dove la fame rimane una questione prioritaria e irrisolta, non si possono destinare le risorse indispensabili per l’alimentazione alla produzione di biocarburanti: non possiamo condannare a morire di fame parte dell’umanità per alimentare i Suv dei paesi più ricchi. 

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